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La Madre Anna, dopo le ripetute visite alla Famiglia Monaco, aveva dato inizio ai lavori di adeguamento del palazzo in San Prisco. Ottenute le dovute autorizzazioni insieme alla Madre vicaria, suor Cesira Caratelli, il 7 gennaio 1948 presero gli accordi con l’ingegnere D’Addio Giovanni per i lavori di adattamento del Palazzo Monaco.
I lavori procedevano velocemente sotto la guida e la vigilanza delle suore e delle donatrici. Mentre i lavori iniziati erano a metà del progetto, a Roma ci fu un lungo svolgersi di avvenimenti e d’imprevisti che fecero nascere incomprensioni e sofferenze.
In un ritiro del 1° febbraio 1948 Madre Anna, sentendo la croce della sofferenza che aumentava, dettò questa meditazione alle suore: “Se il seminatore evangelico avesse avuto vivo e diretto interesse che ogni chicco avesse fruttificato il cento per cento, con certezza non avrebbe seminato spensieratamente, sulla pietra, sulla strada, e tra le spine, perché sapeva benissimo che quei semi si sarebbero perduti e tanto meno avrebbero fruttificato.
Impariamo da questo esempio ad essere vigili nell’operare e saper dirigere tutto per il nostro bene, e soprattutto desiderare questi frutti spirituali. Desiderare l’avanzamento nella virtù della vigilanza ci farebbe somigliare alle vergini prudenti che prepararono le loro lampade, le tennero ben lucide e provviste del necessario per l’arrivo dello sposo. Quante grandi occasioni abbiamo quotidianamente affinché ogni chicco fruttifichi, quante circostanze si hanno durante la vita perché si tenga sempre lucida la lampada, se si vuole, e sempre accesa. Sembra ieri che eravamo tutte intente a lucidare le nostre lampade per la ricorrenza del S. Natale e ciascuna dal canto suo si studiava, per ottenere lo scopo, con maggiore precisione, preparandosi qualche fioretto.
Perché l’anima non fosse disadorna. Domani è la Presentazione di Gesù al tempio, poi c’è il carnevale, la Quaresima. Sì, ripeto, abbiamo desiderio grande di raccolta spirituale; necessariamente si diventa attive, operose, e da tutto si assorbe nettare salutare per l’anima desiderosa di avanzamento spirituale. La festa di domani, quindi, dia lo spunto per assistere con più fervore e attivamente alla santa Messa e uniamoci in spirito domani a Maria SS. che offre all’Altissimo per la prima volta, per mezzo del vecchio Simeone, l’Ostia Viva di propiziazione.
Sforziamoci almeno fino al momento dell’offertorio: Signore, portami con te su tutti gli altari. Oppure: fa’ che sia una porzione di quell’Ostia. Dite come meglio gradite, ma tenete sempre in mente che quando quella piccola Ostia vivente, Gesù, crebbe seppe veramente stare nel suo posto d’immolazione, e seppe veramente accettarla. Quindi offriamoci sempre, ma se poi ci accadrà di andare anche noi da un tribunale all’altro, da un’accusa ad un’altra, sappiamo stare nel posto d’immolazione con volto sereno e tranquillo, appoggiate solo al testimone della buona coscienza (se c’è) e si subisca tutto.
Se non mancherà qualche schiaffo morale, attirato dal nostro orgoglio e dalla nostra superbia, accettiamolo senza giustificarci. Se le spine della maldicenza e mormorazione ci punzecchiano e siamo certe del progetto di Dio, accettiamo l’annientamento del nostro essere, e ci conforti solo il pensiero che proprio in quei momenti lo sguardo del dolce Gesù è su noi, affinché ci sforziamo a somigliargli un pochino. Gesù sarebbe un fortunato Sposo se avesse la sorte di avere in ciascuna di noi un piccolo modello del Grande Immolato. Amen”.
L’11 marzo 1948 il padre visitatore comunicò alla Madre Generale che la Congregazione delle Suore dell’Apostolato Cattolico rinunziava definitivamente all’Opera della Riparazione in San Prisco, per motivi legati alla proprietà del palazzo e perché non poteva giuridicamente trasferirsi il noviziato da Roma. Madre Anna chiese se questa disposizione era una deliberazione del consiglio, che lei poi avrebbe dovuto presiedere. La risposta fu: “Madre, non c’è bisogno del Consiglio avendo preso io la deliberazione”.
Allora la Madre non diede risposta ma in silenzio obbedì a padre D’Orazio. Ella dirà poi: “Credetti che egli avesse piena facoltà di prendere decisioni, e mi rimisi pienamente al suo volere senza neppure lontanamente pensare che mi si attribuisse di aver agito arbitrariamente nei riguardi dell’Opera di San Prisco”.
Ma il grave problema era che ormai buona parte delle proprietà della famiglia Monaco erano consumate, perché si erano affrontate spese ingenti per i lavori di adattamento del palazzo. Ora la Congregazione delle suore non voleva più continuare l’Opera.
Venne l’ora del buio, sembrava che Dio avesse abbandonata Madre Anna. Ma ella anche in questo evento dimostrò una fede ardente. Questa fede alimentata dalla pratica della preghiera e dell’Adorazione Eucaristica. Ella pensava ed agiva col pensiero del Signore Gesù fisso nel cuore e ciò si manifestava nel modo in cui pregava. Questo suo spirito di fede le donava la brama incessante di tendere alla perfezione, e questa solo ella intese cercare nel seguire la chiamata del Signore.